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sabato 11 settembre 2010

libertà

In effetti è un po' che non posto nulla, un po' perchè ho dovuto ammortizzare il trauma da rientro ferie, un po' perchè ho patito la rifrequentazione con il computer.
Riprendo dall'ultimo libro che sto leggendo, mi sembra sempre bello quando trovo nelle pagine di un libro, pensieri che non avrei saputo esprimere altrettanto chiaramente.
Di Terzani amo la lucidità, condivido questa sua smania di conoscere l'antica saggezza d'Oriente mantenendo un sano scetticcismo occidentale, mi identifico con lui quando si affaccia su una disciplina e la osserva astenendosi dal giudizio, cercando di capire che cosa ci può essere di buono per lui in quel luogo.
In "Un altro giro di giostra" lo guardo affrontare il cancro e mi sono sempre chiesta, io che detesto le medicine, io che non ne prendo mai, cosa farei se mi trovassi nella stessa situazione.
Osservo il suo avanzare tra le pagine del libro ed è come se vedessi i passi che potrei fare io, lo stesso modo di affrontare le cose.
Sono solo all'inizio, ma già ho trovatola citazione di una storia davvero interessante:

"Ho sempre trovato convincente l'idea che con una forte volontà si possa essere liberi anche in una prigione...Ma in che misura si riesce ad essere liberi quando si è prigionieri del proprio corpo? E comunque, cos'è questa benedetta libertà di cui oggi tutti parliamo così tanto? In Asia la risposta sta in una storia vecchia di secoli.
Un uomo va dal suo re che grande fama di saggezza e gli chiede:
-sire, esiste la libertà nella vita?
-certo, gli risponde quello. -quante gambe hai?
L'uomo si guarda, sorpreso della domanda.
-due, mio Signore.
-e tu sei capace di stare su una sola?
-certo.
-prova allora. Decidi su quale.
L'uomo pensa un po', poi tira su la sinistra, appoggiando tutto il proprio peso sulla gamba destra.
-bene, dice il re.- e ora tira su anche quell'altra.
-Come? E' impossibile, mio Signore!
-vedi? questa è la libertà. Sei libero ma solo di prendere la prima decisione. Poi non più.

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