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venerdì 31 dicembre 2010

Moltezza

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Oggi Emma mi  ha chiesto (dopo aver rivisto Alice in Wonderland) che cos'è la moltezza?
Io distrattamente le ho detto che era un termine più divertente usato al posto di molteplicità.
Poi però, questo termine ha continuato a girarmi in testa per tutto il tempo...ho iniziato a ficcanasare su Google e ho iniziato a rimbalzare tra domande e risposte, tra supposizioni e interpretazioni, insomma di questa moltezza se ne parla ma non si sa precisamente di che cosa si tratti.
Allora ho pensato che, al di là del sinonimo (e della traduzione in italiano), si poteva tentare di dare un'interpretazione più creativa e ho pensato anche che a volte mi sento piena di moltezza, mentre ci sono delle volte in cui sono pervasa dalla pochezza...
Ci sono volte in cui mi sento circondata da molte moltezze e a volte invece...ok, ok, lasciamo perdere.

Moltezza: termine inventato dal regista Tim Burton e detto dal cappellaio Matto ad Alice ("Prima eri molto più... moltosa! Hai perso la tua moltezza."), per indicarle che crescendo ha indossato i panni dell'unica Alice che gli altri potevano vedere, facendo in modo che quella sola e unica Alice fosse la stessa per tutti. Comodo per dare sicurezze agli altri, utile per darla a se stessi.

La moltezza disorienta chi ti deve catalogare, è sconsigliata se si vuole trovare una collocazione sociale, è anzi consigliabile scegliere un aspetto e ricondursi a quello puntualmente.
La moltezza è quella che ci indica tutte le strade possibili, contemporanee e disponibili, è anche quella che può farci scegliere ogni giorno di essere gli stessi, ma dopo aver valutato l'alternativa, che c'è, proprio ogni giorno.

La moltezza è quella che auguro a tutti, ma proprio tutti, anche quelli che non leggo questo blog, per il 2011. Molta moltezza a tutti, auguri.

giovedì 30 dicembre 2010

senza parole

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mercoledì 29 dicembre 2010

...lontanissimo

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domenica 26 dicembre 2010

I Stratagemma. Attraversare il mare per ingannare il cielo

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Commento 
Predisporre regole per ogni circostanza impigrisce la volontà.
Ciò che si trova abitualmente sotto gli occhi non desta sospetto.
Le (manovre) segrete (yin) si celano nella luce del giorno (yang).
Nel massimo della luce del giorno: la più grande segretezza.
 
   Spiegazione
"Ciò che è familiare non desta attenzione"  (proverbio cinese)

"Più un'azione o un comportamento ha sembianze consuetudinarie, meno l'attenzione dell'avversario s'allerta. L'abile stratega coltiva una facciata ammantata di aspetti familiari, abituali, fino a farla apparire genuina; può quindi agire inosservato sotto il naso dell'avversario, aggiungendo l'obiettivo prefissato.
Per questa ragione il migliore nascondiglio per ordire un piano segreto è il pieno giorno, anziché la penombra.
Chi è il padrone della psicologia bellica esordisce fingendosi a proprio agio, tranquillo. Questo stato d'animo è trasmesso all'avversario, la cui vigilanza si assopisce. A quel punto, lo stratega attacca all'improvviso con violenza e rapidità, nell'istante in cui l'avversario si trova con la guardia allentata e quindi sarà colto completamente di sorpresa.
Questo stratagemma risponde all'attitudine umana di non prestare attenzione a ciò che è familiare. L'evidenza ordinaria rimane nascosta proprio perché l'abbiamo quotidianamente sotto gli occhi. Questo comportamento è noto in psicologia con il termine di abituazione: più si viene esposti a uno stimolo e meno si diventa sensibili a esso E' un meccanismo noto anche in campo sociale col fenomeno dell'iperinformazione: più si ripete un messaggio, più il destinatario si assuefa e meno il messaggio suscita interesse.
Dunque è possibile nascondere qualcosa a forza di mostrarlo."*

Chi sta pensando alla TV?

*i 36 stratagemmi, Ed. Il punto d'incontro

mercoledì 22 dicembre 2010

Buon Natale :-)

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lunedì 20 dicembre 2010

sabato 11 dicembre 2010

l' illusione del controllo

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...qualunque cosa tu faccia quel seme crescerà e diventerà un pesco, magari tu desideri un melo o un arancio, ma otterai un pesco.

martedì 7 dicembre 2010

the doctor is in

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Perchè da giorni continua a venirmi alla mente questa immagine?
Non lo so, è che chiacchiero troppo e le persone naturalmente finiscono per confidarsi con me e...giuro, ne sento veramente di tutti i colori.
Pensavo, forse come tutti, che arrivata a quest'età (zitti, zitti lo sapete benissimo sono 42) avrei incontrato gente equilibrata, consapevole, emotivamente stabile....Sarò pazza, ma perchè il mondo è pieno di adolescenti di 45 anni? perchè siamo tutti incerti, insicuri, feriti e impauriti?
Frequento persone di questo genere solo io? Non parlo di uomini, non ne faccio una questione di sesso, rientrano nella categoria anche molte donne.
Forse l'illusione stava proprio nel pensare che si uscisse dall'insicurezza ad un certo punto, che si navigasse in un mare più tranquillo.
Non so, mi rendo conto che hanno tutti bisogno di essere ascoltati, che quando si mostra loro di avere voglia di accogliere le loro parole si ha l'effetto diga, un torrente in piena.
Forse, un tempo, la confessione cattolica assolveva anche a questa funzione, qualcuno ti ascoltava ed era lì per darti coraggio, per dirti che se ti eri pentito era tutto a posto, potevi ricominciare.
...sarà perchè sto leggendo un bel libro (XY, Sandro Veronesi, Fandango libri) che mi sta facendo riflettere sull'anima, vista da un prete e da una psichiatra, lo consiglio....

si, io l'amo!

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Litanìa


Genova mia città intera.
Geranio. Polveriera.
Genova di ferro e aria,
mia lavagna, arenaria.

Genova città pulita.
Brezza e luce in salita.
Genova verticale,
vertigine, aria scale.

Genova nera e bianca.
Cacumine. Distanza.
Genova dove non vivo,
mio nome, sostantivo.

Genova mio rimario.
Puerizia. Sillabario.
Genova mia tradita,
rimorso di tutta la vita.

Genova in comitiva.
Giubilo. Anima viva.
Genova in solitudine,
straducole, ebrietudine.

Genova di limone.
Di specchio. Di cannone.
Genova da intravedere,
mattoni, ghiaia, scogliere.

Genova grigia e celeste.
Ragazze. Bottiglie. Ceste.
Genova di tufo e sole,
rincorse, sassaiole.

Genova tutta tetto.
Macerie. Castelletto.
Genova d'aerei fatti,
Albaro, Borgoratti.

Genova che mi struggi.
Intestini. Caruggi.
Genova e così sia,
mare in un'osteria.

Genova illividita.
Inverno nelle dita.
Genova mercantile,
industriale, civile.

Genova d'uomini destri.
Ansaldo. San Giorgio. Sestri.
Genova in banchina,
transatlantico, trina.


Genova tutta cantiere.
Bisagno. Belvedere.
Genova di canarino,
persiana verde, zecchino.

Genova di torri bianche.
Di lucri. Di palanche.
Genova in salamoia,
acqua morta di noia.

Genova di mala voce.
Mia delizia. Mia croce.
Genova d'Oregina,
lamiera, vento, brina.

Genova nome barbaro.
Campana. Montale, Sbarbaro.
Genova dei casamenti
lunghi, miei tormenti.

Genova di sentina.
Di lavatoio. Latrina.
Genova di petroliera,
struggimento, scogliera.

Genova di tramontana.
Di tanfo. Sottana.
Genova d'acquamarina,
area, turchina.

Genova di luci ladre.
Figlioli. Padre. Madre.
Genova vecchia e ragazza,
pazzia, vaso, terrazza.

Genova di Soziglia.
Cunicolo. Pollame. Trilia.
Genova d'aglio e di rose,
di Pré, di Fontane Masrose.

Genova di Caricamento.
Di Voltri. Di sgomento.
Genova dell'Acquasola,
dolcissima, usignuola.

Genova tutta colore.
Bandiera. Rimorchiatore.
Genova viva e diletta,
salino, orto, spalletta.

Genova di Barile.
Cattolica. Acqua d'Aprile.
Genova comunista,
bocciofila, tempista.


Genova di Corso Oddone.
Mareggiata. Spintone.
Genova di piovasco,
follia, Paganini, Magnasco.

Genova che non mi lascia.
Mia fidanzata. Bagascia.
Genova ch'è tutto dire,
sospiro da non finire.

Genova quarta corda.
Sirena che non si scorda.
Genova d'ascensore,
paterna, stretta al cuore.

Genova mio pettorale.
Mio falsetto. Crinale.
Genova illuminata,
notturna, umida, alzata.

Genova di mio fratello.
Cattedrale. Bordello.
Genova di violino,
di topo, di casino.

Genova di mia sorella.
Sospiro. Maris Stella.
Genova portuale,
cinese, gutturale.

Genova di Sottoripa.
Emporio. Sesso. Stipa.
Genova di Porta Soprana,
d'angelo e di puttana.

Genova di coltello.
Di pesce. Di mantello.
Genova di lampione
a gas, costernazione.

Genova di Raibetta.
Di Gatta Mora. Infetta.
Genova della Strega,
strapiombo che i denti allega.

Genova che non si dice.
Di barche. Di vernice.
Genova balneare,
d'urti da non scordare.

Genova di "Paolo & Lele".
Di scogli. Furibondo. Vele.
Genova di Villa Quartara,
dove l'amore s'impara.


Genova di caserma.
Di latteria. Di sperma.
Genova mia di Sturla,
che ancora nel sangue mi urla.

Genova d'argento e stagno.
Di zanzara. Di scagno.
Genova di magro fieno,
canile, Marassi, Staglieno.

Genova di grige mura.
Distretto. La paura.
Genova dell'entroterra,
sassi rossi, la guerra.

Genova di cose trite.
La morte. La nefrite.
Genova bianca e a vela,
speranza, tenda, tela.

Genova che si riscatta.
Tettoia. Azzurro. Latta.
Genova sempre umana,
presente, partigiana.

Genova della mia Rina.
Valtrebbia. Aria fina.
Genova paese di foglie
fresche, dove ho preso moglie.

Genova sempre nuova.
Vita che si ritrova.
Genova lunga e lontana,
patria della mia Silvana.

Genova palpitante.
Mio cuore. Mio brillante.
Genova mio domicilio,
dove m'è nato Attilio.

Genova dell'Acquaverde.
Mio padre che vi si perde.
Genova di singhiozzi,
mia madre, Via Bernardo Strozzi.

Genova di lamenti.
Enea. Bombardamenti.
Genova disperata,
invano da me implorata.

Genova della Spezia.
Infanzia che si screzia.
Genova di Livorno,
Partenza senza ritorno.

Genova di tutta la vita.
Mia litania infinita.
Genova di stocafisso
e di garofano, fisso
bersaglio dove inclina
la rondine: la rima.

(Giorgio Caproni)

domenica 5 dicembre 2010

gassetta e pomello

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Non sarà un blog internazionale, il mio, ma nell'etichetta ridere, lui non poteva mancare, assolutamente!

sabato 4 dicembre 2010

Un genio...lo adoro!

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Il mio amico Mauro, mi sta facendo ascoltare delle cover da urlo! Questo tipo ne' ha fatta una più bella dell'altra...segnalo "Cicale" (!) e "Non voglio mica la luna"...magnifico! Ah, ah, ah