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mercoledì 29 settembre 2010

disintegrata?

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(http://www.integrita.it/):
Recita un detto dei nativi d'america "cammino nelle mie parole".

Parlando di integrità rende perfettamente l'idea: c'è allineamento tra i pensieri le parole e le azioni. E' molto di più di essere coerenti. Vuol dire essere interi e autentici.

Il termine "Integrità" deriva da integro. Integro significa che non è mai stato toccato, a cui non manca nulla. Ma anche intero.
E' quindi puro e incorrotto, Integrità non è una condizione di valori etici (o morali), anche se la condizione di integrità porta inevitabilmente a esprimere dei valori. Integro è un valore, mentre Integrità è lo stato in cui possiamo esprimere un insieme di valori interiori autentici e coerenti attraverso i loro diversi livelli. Ma il termine significa anche integrare. Integriamo tutte le nostre "parti" e anche il nuovo che viene da fuori.
Ogni volta che integro un nuovo valore devo riallineare i valori esistenti. Vi è un naturale bisogno di integrità, il nostro corpo ne ha bisogno e lo ricerca come un processo di conoscenza, a volte un vero percorso individuale."

Mi rigiro tra le mani e tra i pensieri questo termine da giorni, forse da mesi, mi domando se realmente riesco ad allineare i miei pensieri al mio sentire, al mio essere. Integrità e coerenza non dovrebbero essere in contrapposizione eppure spesso lo sono. Il cammino dovrebbe comprendere l'assimilazione dei concetti, dei pensieri, degli incontri che si fanno lungo la strada, quanta letteratura si è fatta intorno a questa idea?
Quanto sgradevole è la sensanzione di non essere allineati al proprio essere, profondamente dissociati nel muoversi in un ambiente/frangente che non ci consente di esprimere la nostra natura più profonda?

domenica 26 settembre 2010

Sondaggio

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Ecco qua, ho introdotto il sondaggio, mi dicono potrebbe essere un buon modo per "costringere" i lettori a mostrarsi, direte perchè? Mah, non so vedo gli accessi nelle statistiche, c'è chi mi dice di aver letto questo o quello, ma poi alla fine commenti...pochini e finisco per chiedermi, ma chi siete?
Be', comunque, mi è capitata questa frase tra le mani (mi riferisco a questa qua a destra...) e non l'ho trovata poi così chiara, avrei anche potuto postarla su FB e chiedere opinioni, ma mi è sembrato meglio così.
Su Coelho poi, non so mai cosa pensare, spesso le sue parole mi sembrano illuminanti, altre volte mi lasciano un punto interogativo stampato sulla fronte, questa frase ne è un'esempio, perchè ciò che si è ripetuto due volte si ripeterà certamente una terza? E' una minaccia, una certezza, una regola? Bè, se ne avete voglia, ditemi cosa nè pensate.

blog...he, he, he.

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venerdì 24 settembre 2010

srotolatemi, dai!

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Quando capito sul blog di qualcun'altro per caso, leggo il primo post e da quello decido se proseguire e ficcanasare oltre, spesso sono difficili da consultare, troppo articolati, si ramificano eccessivamente, sono pieni di etichette e a volte non riesco a seguire il filo dei discorsi. E' per questo che il mio è banalmente una sequenza di post, uno dietro l'altro.

Credo, spero, che anche chi capita sul mio blog oggi, a qualche mese dalla sua apertura, magari perchè ha letto qualcosa di interessante, oppure perchè ci siamo conosciuti e si è incuriosito, bè spero faccia come me, spulci tra le righe.
Ho l'impressione però che chi arriva, legga il post e, nella migliore delle ipotesi, pensi di ripassare nei giorni a seguire, giusto per vedere se nuovamente ci sarà qualcosa di interessante/divertente. Mi sorge quindi spontaneo l'appello:
se siete arrivati qui per la prima volta, se ci siete per caso...scorrete le pagine all'indietro almeno per tre "fogli", poi decidete se c'è qualcosa d'interessante oppure no. Sono ondivaga e altalenante, salto di palo in frasca, a volte parlo di libri, a volte mi lamento, a volte sono triste, il più delle volte però, trovo degli spunti per ridere...un post non basta per capire che tipo di contenitore è questo. Ce ne vogliono almeno tre, per decidere di non tornarci mai più.
Sempre che il post in questione non sia questo, nel qual caso ne basta uno, quindi addio!

invisibile

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giovedì 23 settembre 2010

Equilibrio e disciplina

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"Andando a caso consideravo,
girando per strade vuote,
che l'equilibrio si vede da sè,
si avverte immediatamente".

Riflettevo, (parafrasando Battiato, in realtà) sui concetti di equilibrio e disciplina. Quando ti viene detto "non è importante quello che pensi tu, ma quello che devi fare" la domanda che sorge spontanea è: qual'è il confine tra la disciplina, che per sua natura modella lo spirito e per quanto dura è giusta, e la costrizione imposta per opinione personale e che il nostro buonsenso ci suggerisce arbitraria?
Come è giusto reagire ad un'imposizione che ci sembra tale, che non è nel campo dell'oggettività ma della soggettività? Sono abituata ad ascoltare i suggerimenti che il mio cuore, il mio stomaco (alle volte) mi danno, e sono abituata a disciplinarmi quando è necessario, anzi credo che imporsi dei limiti sia la vera strada per essere liberi, come diceva Gaber (stamattina mi arrivano suggerimenti dalle canzoni) "la libertà non è stare sopra ad un albero", ma credo anche che i primi a dovercela imporre, siamo noi stessi e l'imposizione che ci arriva dall'esterno debba sempre essere condivisa.
Quando il mio stomaco urla vendetta, quando il mio umore finisce sotto i piedi, faccio davvero molta fatica a credere che sia giusto così.

p.s:...d'altronde potrebbe trattarsi anche di orgoglio, chissà...ci devo pensare su.

mercoledì 22 settembre 2010

mia madre non lo deve sapere

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Non so perchè, ma da due giorni questa canzone mi gira e mi rigira nella testa. Mi succede sempre così, alla fine finisco su youtube a cercare di trovare il tormentone. Cerca che ti ricerca, mi sono imbattuta in questa versione che mi fa davvero ridere, Solfrizzi è spassoso, e questa (Tutti pazzi per amore) credo sia una delle fiction più azzecate e intelligenti che siano state messe in circolazione negli ultimi anni. Ne' ho visto solo qulche puntata mesi fa, poi perdendo di vista la tv, che continua a piacermi sempre pochino, me la sono dimenticata. Non ne avevo nemmeno mai sentito parlare, eppure credo abbia delle trovate di sceneggitura e una freschezza nella costruzione della storia (con dei siparietti veramente buffi) che non ha nulla da invidiare alle sit americane.
Ora direte...ma chissenefrega! E in effetti...d'altra parte l'etichetta, preventivamente, gliel'avevo assegnata.

domenica 19 settembre 2010

amore lontanissimo

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sabato 18 settembre 2010

Master Hao Huaimu performing "scientific taiji wu style".

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la macchina del tempo

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Mi rendo conto che pur scrivendo su questo blog da mesi, in realtà non mi sono ancora rassegnata al mezzo virtuale. Da qualche tempo sto pensando di stamparlo per avere un cartaceo tra le mani, se dovesse polverizzarlo qualche evento non meglio precisato.
Non so da dove mi sia venuta quest'ansia, forse dal blog di Simone Perotti (sapete l'ex "yuppie" che ha mollato tutto, quello che ha scritto il ibro nel quale racconta che si può...ma questo è un'altro discorso, l'ho recensito su aNobii comunque), quando l'ho visitato, nella home diceva che anni di blog si erano persi ed era per questo che aveva dovuto riniziare tutto da capo.
Posso capire che cominciate a pensare...che noia, ma era una riflessione che mi pareva interessante, questo contenitore mi rassicura. Lo svolgo a ritroso, come una specie di gomitolo che porto in tasca e via va si srotola, o come i sassolini di Hansel e Gretel, mi guardo indietro e i ricordi si fanno più vividi.
Il tempo passa e mi rendo conto che sono sempre meno legata alle cose, dovendo lasciare questa casa mi basterebbe una valigia, le cose che ho accumulato e a cui davo tanto significato, non mi interessano più.
Le cose non hanno significato, è solo quello che ci ricordano, è soltanto quello che noi vogliamo ci dicano, ma le parole no, gli scritti restano, le parole che abbiamo scritto un giorno ci riportano a quel momento a quella sensazione. E' questo il viaggio nel tempo, in quel che siamo e in quel che siamo stati.

venerdì 17 settembre 2010

sabato 11 settembre 2010

libertà

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In effetti è un po' che non posto nulla, un po' perchè ho dovuto ammortizzare il trauma da rientro ferie, un po' perchè ho patito la rifrequentazione con il computer.
Riprendo dall'ultimo libro che sto leggendo, mi sembra sempre bello quando trovo nelle pagine di un libro, pensieri che non avrei saputo esprimere altrettanto chiaramente.
Di Terzani amo la lucidità, condivido questa sua smania di conoscere l'antica saggezza d'Oriente mantenendo un sano scetticcismo occidentale, mi identifico con lui quando si affaccia su una disciplina e la osserva astenendosi dal giudizio, cercando di capire che cosa ci può essere di buono per lui in quel luogo.
In "Un altro giro di giostra" lo guardo affrontare il cancro e mi sono sempre chiesta, io che detesto le medicine, io che non ne prendo mai, cosa farei se mi trovassi nella stessa situazione.
Osservo il suo avanzare tra le pagine del libro ed è come se vedessi i passi che potrei fare io, lo stesso modo di affrontare le cose.
Sono solo all'inizio, ma già ho trovatola citazione di una storia davvero interessante:

"Ho sempre trovato convincente l'idea che con una forte volontà si possa essere liberi anche in una prigione...Ma in che misura si riesce ad essere liberi quando si è prigionieri del proprio corpo? E comunque, cos'è questa benedetta libertà di cui oggi tutti parliamo così tanto? In Asia la risposta sta in una storia vecchia di secoli.
Un uomo va dal suo re che grande fama di saggezza e gli chiede:
-sire, esiste la libertà nella vita?
-certo, gli risponde quello. -quante gambe hai?
L'uomo si guarda, sorpreso della domanda.
-due, mio Signore.
-e tu sei capace di stare su una sola?
-certo.
-prova allora. Decidi su quale.
L'uomo pensa un po', poi tira su la sinistra, appoggiando tutto il proprio peso sulla gamba destra.
-bene, dice il re.- e ora tira su anche quell'altra.
-Come? E' impossibile, mio Signore!
-vedi? questa è la libertà. Sei libero ma solo di prendere la prima decisione. Poi non più.

mercoledì 1 settembre 2010

Vieni via con me...

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Mucche e Taj ji

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"Le vacche da latte rilassate producono di piu’. Per questo motivo, l'allevatore americano Rob Taverner ha scelto di fare Tai Chi tutte le mattine davanti alle sue mucche, così da comunicare loro relax e armonia.

Ma le mucche sembrano apprezzare di piu’ massaggi shiatsu."

(Fonte: Peacereporter)
Stefano Piazza