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venerdì 14 maggio 2010

Bruce Lee: gentilezza e fermezza

Mi rendo conto che probabilmente il tema può sembrare insolito, qualche sbavatura qua e là (Beatrix Kiddo, il video sullo stile Chen) poteva suggerire, nei miei scritti, una certa influenza delle arti marziali nella mia vita, Bruce Lee però...

Lo so vengono in mente quei film che sono piaciuti tanto, ma tanto a Quentin Tarantino, (che ha finito per far indossare la "tutina gialla" alla mitica Uma Thurman), fanatici di Kung Fu e pellicole di serie C.
Chi ha buttato un occhio al mio scaffale di aNobii infine, non avrà potuto far a meno di notare "il Tao del Dragone" libro che ho acquistato solo per fiducia nei confronti di chi me lo consigliava, perchè il mio snobbismo per alcuni libri (e di questo parlerò in un'altra occasione), probabilmente me lo avrebbe fatto evitare.
Bè, come mi accade ogni volta che supero un pregiudizio letterario, anche questa volta sono rimasta entusiasta, gli appunti tratti da diversi manoscritti mai pubblicati prima sono sorprendenti, almeno per me.
Ho letto solo una ventina di pagine, però mi sembra già interessante riportare una citazione, che qui, pur essendo riferita al Kung Fu può essere applicata in ambiti molto più quotidiani:

"Non bisogna fare distinzioni tra l'avversario e se stessi, perché l'avversario non è che l'altra parte complementare (e non l'opposto). Non c'è vincitore, lotta, o dominio, dato che l'idea è di accordare armoniosamente i propri movimenti a quelli dell'avversario. (...) In ogni combattimento è necessaria l'armonica fusione di gentilezza e fermezza come parti costituenti un'unità; a volte prevale la prima, altre volte la seconda, in una successione dinamica simile al movimento di un'onda. (...) Gentilezza e fermezza da sole non costituiscono che la metà di un intero spezzato (...)."

A questo punto non so dire se, a voi che leggete, queste parole sembreranno così interessanti quanto lo sono sembrate a me però...

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